Diritto d'autore a rischio nell'era digitale, secondo l'Europa Lavoro e professioni 11/09/2018 Maksym Rozhkovskyy Una mossa alquanto controversa in quanto mette in gioco molti e anche grandi interessi, la riforma sul copyright firmata Ue ha diviso tutti. C’è chi paventa una legge bavaglio e chi loda un risanamento della value gap. Il travagliato iter della direttiva europea è cominciato nel 2016, ma in questi due anni la pietra d’inciampo sono stati due articoli in particolare: l’11 e il 13. L’articolo 11 tutela fondamentalmente gli editori e i giornalisti nei confronti delle grandi aziende legate a motori di ricerca (Google e altri) e social network (Facebook ecc.). Verrebbe imposta la cosiddetta link tax che prevede il pagamento di ogni utilizzo delle pubblicazioni (anche solo delle anteprime nelle ricerche).Invece, l’articolo 13 suscita più scalpore, perché attenterebbe alla libertà di espressione e informazione del web, secondo i detrattori. Difatti, le grandi società dei social network saranno tenute a setacciare ogni contenuto caricato dagli utenti prima di essere pubblicato per poi eventualmente bloccarlo se fosse protetto dal diritto d’autore (oppure onorare il costo delle fatiche d’autore).In pratica, si tratta dello stesso procedimento che già regola la pubblicazione dei contenuti su YouTube. Tuttavia, le file delle controparti sono copiose. Tra i sostenitori ci sono le associazioni di categoria discografiche (FIMI anche IFPI e Impala), le società di collecting istituzionali (SIAE e NUOVOIMAIE) e una buona parte degli artisti europei (a cominciare da Paul McCartney, che ha scritto pure una lettera indirizzata agli eurodeputati). Come rileva un sondaggio della Europe for Creators (movimento a favore del provvedimento), l'89% degli italiani sarebbe a favore della nuova legislazione in termini di copyright perché i giganti del Web non condividono in modo equo i ricavi generati dalle proprie piattaforme con i creatori di contenuti. Invece, quelli contro la riforma in primis sono le maggiori società informatiche mondiali (dalle piattaforme social network come Facebook a quelle basate sul modello UGC cioè user-generated content come YouTube). Inoltre, hanno preso posizione contro la riforma le personalità di spicco del mondo scientifico digitale come il coinventore del World Wide Web Tim Berners-Lee e il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales, Vint Cerf e Brian Behlendorf, oltre 200 accademici provenienti da 25 centri di ricerca in tutta Europa, 145 organizzazioni europee e internazionali (ANSO, CILD, Wikimedia Italy).Mercoledì 12 settembre il Parlamento Europeo si riunirà per deliberare sulla riforma. Se questa verrà rinviata, non ci saranno tempi tecnici per un altro tentativo entro la fine della legislatura. Tuttavia, se la direttiva passerà, il volto del web non sarà più come siamo abituati a vederlo.Qui di seguito il testo della Riforma sul copyright Ue:https://ec.europa.eu/transparency/regdoc/rep/1/2016/IT/1-2016-593-IT-F1-1.PDF back