La storia dei Territori della Cultura si accompagna spesso a personaggi poco conosciuti e non sempre valorizzati e ricordati per il loro impegno, per i risultati ottenuti e, soprattutto, per l’eredità che ci hanno lasciato. Vi sono personalità che hanno operato per la crescita e lo sviluppo della scienza e della cultura, questo è il caso di Felice Barnabei che merita di essere ricordato per la sua opera a favore del patrimonio storico-artistico del nostro Paese che coincide con i primi anni dello Stato Unitario.
Felice Barnabei nasce a Castelli (Teramo) il 13 gennaio 1842, nasce quindi come suddito del Regno delle due Sicilie, figlio di un ceramista, Castelli da sempre una delle capitali per la produzione ceramica ed è ragionevole pensare che il luogo natio non è estraneo alla sensibilità del Barnabei; frequenta le scuole di base nel vicino Comune di Montorio al Vomano e poi nel Collegio dei Barnabiti a Teramo, proseguì i suoi studi prima all’Accademia di Belle Arti di Firenze e poi alla Scuola Normale di Pisa dove si laureò in lettere nel 1865, dopo solo cinque anni dalla proclamazione del Regno d’Italia, nei dieci anni successivi, insegno latino e greco al Convitto Nazionale di Napoli, non trascurando i suoi interessi e i suoi studi archeologici, studi e ricerche che non sfuggirono agli specialisti tanto da essere inserito, appena trentenne, nel Dizionario degli scrittori contemporanei.
Nel 1875, fu chiamato a Roma, divenuta Capitale del Regno, presso la neonata Direzione Generale dei Musei e degli Scavi, dove collaborò con Giuseppe Fiorelli, direttore generale per circa venti anni, nel 1896 il Barnabei gli succedette nella carica di direttore generale di quella Direzione Generale che mutò il suo nome in Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti. Tuttavia, ciò che fa del Barnabei un personaggio di assoluto rilievo e che in poco più di quattro anni –cessò dalla funzione di direttore generale nel 1900- pose le basi, nella sua città natale della Scuola d’arte ceramica ma, soprattutto, e pochi ne hanno memoria, creò il Museo Nazionale romano alle Terme di Diocleziano e il Museo Etrusco di Villa Giulia sempre a Roma, al riguardo giova ricordare come l’operazione non fosse affatto facile, i due complessi, all’atto dell’unificazione nel 1870, erano stati assegnati al Demanio militare ed è quindi facile immaginare la complessità dei problemi che dovette affrontare ove si pensi che in tempi più recenti una analoga complessa operazione è stata effettuata per quello che è oggi il MAXXI, il Museo dell’arte contemporanea, sempre a Roma passato dal ramo del Demanio Militare al Demanio Storico-artistico.
IL Barnabei divenne Socio dell’Accademia dei Lincei e poi Deputato del Collegio di Teramo Itri per ben cinque legislature, nonostante i suoi numerosi impegni non abbandonò mai i suoi studi, le sue ricerche, le sue pubblicazioni.
Morì a Roma il 29 ottobre 1922, ricorre quest’anno il centenario della sua morte, numerose istituzioni, pubbliche e private, lo ricorderanno in seminari e incontri