Quando lo scorso febbraio abbiamo letto che il Ministero della Cultura, responsabile dell’investimento PNRR “Attrattività dei Borghi” dotato di 1,02 miliardi di €, aveva deciso di girare i 20 milioni destinati alla specifica azione “Turismo delle Radici- Una strategia integrata per la ripresa del settore del Turismo in Italia post covid 19” al Ministero degli Esteri abbiamo ritenuto giusta l’idea di promuovere all’estero la innovativa ed originale esperienza del Turismo delle Radici detto anche Turismo di ritorno, a beneficio proprio dei Borghi italiani, che da soli mai potrebbero mettere in atto una strategia di comunicazione verso l’estero.
Il MAECI si è attivato dotandosi di un Coordinatore di Progetto e di un Esperto di Comunicazione dedicato, ed ha convocato il Tavolo tecnico del Turismo delle Radici, esistente da 4 anni e composto da rappresentanti di Associazioni, Regioni e Comuni, Esperti e tecnici vari, per dare una prima informativa del Progetto. La riunione del 27 luglio scorso si è aperta con una relazione del cons. Giovanni De Vita, della Direzione Italiani all’Estero, il quale ha esordito dicendo: “Le nostre saranno attività che vanno viste come investimento, e dove un’importanza fondamentale avrà la formazione. Dopo i rispettivi Bandi, disporremo di 16 coordinatori regionali ed i raggruppamenti informali sul territorio e si valuteranno sia l’offerta turistica che i servizi al cliente”. De Vita ha poi illustrato le linee operative, dettagliate ulteriormente dall’intervento di Marina Gabrieli, coordinatrice nazionale del Progetto. Ma su tali linee torneremo con puntuali approfondimenti prossimamente, limitandoci per ora ad evidenziare che il previsto costo di un abbondante milione di euro per i Coordinatori regionali, non ha molto senso, essendo più logico assumere come riferimenti istituzionali ed operativi gli Assessorati regionali al Turismo, che spesso già dispongono di un settore che cura le relazioni con i propri oriundi all’estero; una logica di collaborazione ed operatività coordinata che già è stata positivamente adottata dal Ministero del Turismo e dall’ENIT, con le Regioni e con l’ANCI. Oltretutto questo passaggio della individuazione dei coordinatori regionali comporta un allungamento dei tempi di avvio del Progetto, al di là dello spreco di risorse economiche. Ma è secondaria, tale scivolata operativa, rispetto ad una carenza ben più importante che emerge dalle dichiarazioni di De Vita e Gabrieli: l’assenza o almeno la sottovalutazione dell’importanza di una campagna di promozione e comunicazione all’estero, verso il tipico target del Turismo delle Radici, cioè gli 80 milioni di italo-discendenti, più tanti altri milioni di persone nel mondo che pur non avendo sangue italiano, amano il vivere all’italiana in tutte le sue espressioni. Ci saremmo aspettati un piano, benché curato in Italia da apposita società esperta, attuato però all’estero, con tutti i mezzi possibili, a partire da Rai Direzione Offerta l’Estero (ex Rai Italia) ai tanti giornali, radio, etc che all’estero diffondono le notizie e l’immagine del nostro Paese. E magari ci saremmo aspettati una apposita comunicazione di De Vita e Gabrieli ai cento direttori degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, riuniti proprio il 27 e 28 luglio a Napoli, per coinvolgere innanzitutto gli Istituti e poi le Camere di Commercio all’estero, gli uffici ICE, le sedi della Dante Alighieri, etc, nella attuazione del piano di comunicazione e promozione. Ed infine una seconda carenza di base del Progetto Turismo delle Radici-Maeci: nessun coordinamento, né tematico né operativo, è previsto con il Piano Borghi attuato dal MIC, del quale peraltro è figlio seppur minore, che vede finanziati con ingenti risorse circa 500 Borghi presentatori di proposte progettuali, le quali ovviamente, oltre agli interventi di ammodernamento strutturale e tecnologico di edifici di pregio culturale, già prevedono attività di formazione, di individuazione e sostegno di nuovi flussi turistici, di campagne promozionali, di creazione di reti con altri Borghi attigui o con affinità socio culturali, di raccordo con operatori turistici addetti all’incoming, di imprese soprattutto giovanili operanti nei territori. Anziché pensare di creare in Italia, con una spartizione paritaria di risorse tra Regioni abbastanza ridicola, nuove strutture, nuove procedure, nuove piattaforme, nuove app, nuovi itinerari, sarebbe opportuno che il Maeci, se ancora in tempo, optasse per la valorizzazione di quella nuova forma abbastanza inesplorata che è il Turismo delle Radici, mettendo esperienze, idee, capacità di presenza all’estero, risorse dedicate, a disposizione dei 500 Borghi storici italiani già motivati ed attrezzati grazie ai finanziamenti dello stesso capitolo PNRR. Anche perché non è improbabile che tale mancata “strategia integrata”, tra il Progetto Turismo delle Radici ed il maxi investimento “Attrattività dei Borghi” da cui prende origine, faccia suonare il campanello d’allarme negli organi tecnici di controllo dell’attuazione del PNRR, operanti a palazzo Chigi ed alla Ragioneria Centrale. Il che renderebbe inutile anche l’apporto degli esperti e rappresentanti di Associazioni ed Università che partecipano al Tavolo tecnico del Turismo delle Radici, i quali hanno come sempre portato il loro contributo di idee e stimoli operativi, nel corso della riunione del 27 luglio, ma debbono attendere la creazione di 16 strutture territoriali, da nessuno richieste se non dall’accanimento burocratico. Noi cercheremo prossimamente di capire meglio le linee progettuali immaginate dalla Direzione Italiani all’Estero del MAECI per l’utilizzo dell’imprevista pioggia dei 20 milioni. Con la stessa attenzione critica che abbiamo dedicato ai Bandi espletati dal MIC per l’utilizzo delle ingenti risorse dedicate nel PNRR alla rinascita dei Borghi storici italiani.