Nel 1997 l’ENIT inseriva nella categoria «Turista delle Radici» 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro paese. Nel 2018, undici anni dopo, questo numero era aumentato a 10 milioni (+72,5%). Nel 2018 il flusso economico in entrata generato dal Turismo delle Radici è stato pari a circa 4 miliardi di euro +7,5% rispetto all’anno precedente (fonte MAECI). Si è svolta su queste premesse, in versione online, mercoledì 27 luglio, la riunione straordinaria del Tavolo tecnico sul Turismo delle Radici, promosso già da quattro anni dalla Direzione generale per gli italiani all’estero del Maeci e che ha come tappa fondamentale l’Anno delle radici che si terrà nel 2024. E’ stato Giovanni De Vita coordinatore per il Turismo delle Radici, le iniziative culturali pluriennali e la comunicazione, a spiegare il progetto che ha l’obiettivo, tra gli altri, di attrarre dal punto di vista turistico i connazionali all’estero e i discendenti italiani verso le mete d’origine e favorire l’occupazione dei giovani e la ricollocazione sul mercato del lavoro per chi lo ha perso a causa del Covid ed attività di sostegno al reddito: “questo è il senso dell’impegno preso con l’UE per delle attività che vanno viste come investimento, e dove un’importanza fondamentale avrà la formazione” ha spiegato De Vita. “Una volta che ci saranno, dopo i rispettivi bandi, i 16 coordinatori regionali e i raggruppamenti informali sul territorio si valuteranno sia l’offerta turistica che i servizi al cliente. A settembre saranno avviati i contatti con l’ANCI e con le singole Regioni per valutare ulteriori sinergie”, ha aggiunto De Vita. I principali obiettivi saranno l’offerta capillare sul territorio, i working holidays per attività artigianale ed enogastronomia, poi il passaporto delle radici per incentivare i viaggi in Italia prevedendo agevolazioni particolari, un sito web (italia.it) con le informazioni utili ai turisti. Il 2024 sarà infine l’anno delle radici e ci sarà una mappatura delle attività aperte alle comunità italiane all’estero. I raggruppamenti informali, costituiti da almeno quattro figure imprescindibili, si occuperanno di collaborare con Regioni e Comuni con l’obiettivo di creare l’offerta turistica sui territori, ha spiegato Marina Gabrieli (coordinatrice nazionale del progetto sul turismo delle radici). “Ci saranno poi i genealogisti e gli accompagnatori turistici”, ha sottolineato Gabrieli mettendo sotto la lente di ingrandimento il ruolo della ricerca delle radici familiari, quindi lo studio dell’albero genealogico. Saranno previsti poi festival, presentazioni di libri e laboratori delle radici italiane. Ci sarà una rete dei musei dell’emigrazione e quindi i gruppi informali dovranno collaborare con questa rete. I laboratori delle radici saranno spazi in cui svolgere incontri e seminari finalizzati alle sensibilità del turista delle radici. Numerosi gli interventi dei partecipanti al tavolo, tra questi: Salvo Iavarone (Presidente ASMEF) ha ricordato che il Tavolo nasce nel 2018 mentre il primo incontro alla Camera promosso dalla sua associazione risale al 2017; Pina Foti (Italian in Italy) ha ricordato l’importanza dello studio della lingua italiana che dovrebbe essere uno strumento trasversale ai progetti sulle radici. Sonia Cattazzo (architetto ed esperta di attività archivistica) ha parlato della presenza sul territorio nazionale di archivi storici che risalgono addirittura al 1500 e che consentono un’ampia ricostruzione genealogica a favore del turista delle radici; Fiorello Primi (Presidente Borghi più belli d’Italia) ha ricordato che per far parte dei Borghi più belli d’Italia bisogna già essere dotati di strumenti e strutture idonee alla ricezione e che quindi si potrebbe ripartire proprio da questi borghi già adeguatamente attrezzati; Laura Di Russo (CRAM) si è detta favorevole alla centralità di un lavoro di rete per scambi di metodologie anche tra Regioni; Letizia Sinisi (esperta di turismo delle radici) ha richiamato l’importanza di gestire il progetto con grandi capacità manageriali partendo da quello che già c’è e funziona. Umberto Laurenti (vice presidente della Associazione Svegliamoci Italici) fuori dal tavolo dichiara: “Noi della Associazione Svegliamoci Italici stiamo lavorando da qualche anno per costruire una Community globale che raccolga gli Italici di tutto il mondo, non solo quindi gli italo-discendenti o gli italofoni, oltre ovviamente gli italiani e gli stranieri che hanno adottato la Penisola come propria residenza, accettandone regole e cultura, ma anche tutti coloro che pur non avendo una sola goccia di sangue italiano, hanno scoperto ed apprezzato la cultura e la civiltà italica, fatta di storia, arte, saper vivere. E siamo convinti che occorra uscire dalla frammentazione per recuperare la forza propositrice del Soft Power Italico, utilizzando anche i 250 milioni di italici sparsi nel mondo come nuovo mercato privilegiato, anche per il turismo. Una Community spesso inconsapevole che può risvegliarsi, con opportune azioni promosse o attuate dal Maeci, dagli Istituti di cultura italiani all’Estero, dalle Camere di Commercio miste, dalle Università e dai Centri culturali, dalle Associazioni, a partire dalla nostra”.