Italici si diventa, non necessariamente si nasce. Il file rouge di questo breve pezzo, che inaugura la sezione ITALICA GLOBAL COMMUNITY di questo giornale, è tutto nella prima frase che è stata battuta.
Siamo cittadini della rete: dall’inizio del nuovo millennio le nostre vite non si svolgono più soltanto nel tran tran quotidiano del lavoro, della gestione della casa, degli aperitivi e delle cene organizzate con le poche cose rimaste nel frigorifero. La nostra vita vive di forme tangibili e anche di megabyte, di terabyte, di messaggi che ci scambiamo premendo semplicemente il pulsante INVIO e che in pochi secondi raggiungono l’Australia, l’America e qualsivoglia destinatario lontano chilometri rispetto a noi. Essere cittadini della rete è un concetto che si fa portatore di una premessa e di una promessa fondamentale per il XXI secolo: è la premessa della democratizzazione del sapere, di una conoscenza accessibile a tutti, di un essere consapevoli di culture e di modi di fare che difficilmente conosceremmo e con i quali, ancora più difficilmente, riusciremmo a entrare in contatto; è promessa, allo stesso tempo, dell’abbattimento dei confini fisici e politici, tema che, per le generazioni dei Millennials e dei Centennials, è normalità interiorizzata e vissuta nella quotidianità di tutti i giorni.
I recenti accadimenti legati alla pandemia provocata dal Covid-19 e alle sue catastrofiche conseguenze - tanto da un punto di vista prettamente umano, quanto da un punto di vista più legato alla gestione politica - ci lasciano un insegnamento importante, al quale probabilmente non eravamo del tutto preparati: avere una connessione internet sufficientemente potente ci ha permesso di continuare a studiare, a lavorare, a incontrare virtualmente gli amici, a imparare nuove ricette, a guardare i film che amiamo, a informarci in modo corretto e tantissime altre cose. La rete, il web, è stato il protagonista silente della grande rivoluzione che in modo un po’ incerto ci stiamo apprestando a vivere, una rivoluzione che ci porterà a prendere ancora più consapevolezza del nostro essere cittadini del mondo, passando dal cavo Ethernet.
Per chi è appassionato di social, in particolare di quelli più recenti come Tik Tok, sarà stato impossibile non notare quanto, nell’estate del 2020 e in quella del 2021, si sia riscoperta una grande passione per il viaggio esotico, per la condivisione della propria cultura (attraverso una divertente divulgazione), il cibo, le esperienze fatte in Paesi differenti dal proprio. Sono nati così, con intento dichiaratamente ludico, dei trend che, fin da subito, hanno posto l’Italia e la cultura italiana al centro dell’attenzione. Partendo dal nostro particolare modo di dialogare con i gesti, protagonisti indiscussi di moltissimi tiktok di successo, passando per la scoperta dei nostri variegati paesaggi per arrivare, infine, quale tappa obbligatoria di un viaggio virtuale altrimenti non totalmente compiuto, alla nostra cucina e, soprattutto, al particolare rispetto che nutriamo nei confronti di questa. L’Italia al centro, se così possiamo permetterci di definire questa tendenza, non è un fenomeno mai del tutto tramontato ma che, a intervalli più o meno lunghi, è sempre stato posto sotto i riflettori: con il cinema, per esempio, ma anche con i documentari, attraverso i vari influencer che fanno della moda italiana il loro credo indiscusso e la loro meta di arrivo e anche, come sempre, attraverso la cucina stellata che abbiamo fatto conoscere al mondo intero.
Il comune denominatore di tutti i canali in cui la cultura italiana viene raccontata è sempre lo stesso: l’Italia, l’italianità, è uno stato d’animo e non, riprendendo il tema del dissolvimento dei confini affrontato all’inizio, un privilegio che si ottiene solo se si ha la fortuna di venire al mondo entro determinati confini artificialmente stabiliti. Questa intuizione trova conferma nel pensiero di Piero Bassetti, presidente dell’associazione Svegliamoci Italici e autore dell’omonimo libro. In un articolo curato da Giuseppe Terranova - docente universitario presso l’Università della Tuscia - apparso sul sito italicanet.com, il pensiero di Bassetti viene parafrasato in questo modo: “[…] tra tutte le comunità globali, quella con caratteristiche culturali spiccatamente attrattive sembra essere quella italica. […] Occorre, tuttavia, andare oltre il dato storico dell’emigrazione italiana nel mondo, al fine di cogliere un’identità globale italica fondata su una mentalità, un gusto e una visione della vita che si esprimono non soltanto in un modo di parlare, di mangiare e di vestire, ma anche di rapportarsi agli altri, di condurre affari e di riconoscersi in un certo tipo di arte e cultura. […]”. L’essere italici, quindi, come mood sottile che accompagna atteggiamenti, scelte, modi di intendere la vita, modi di vivere determinate situazioni e, in ultima istanza, di rapportarsi con il mondo, con le persone, sia formalmente che informalmente. Un mood che viene da dentro, slegato da qualsiasi aspetto geo-politico, quasi un sentirsi parte di una comunità ben definita, in cui la decodifica di azioni e parole non è una materia particolarmente ostica. Continua la parafrasi di Terranova, che aggiunge: “[…] Si tratta, in altri termini, di una community di esperienze e ideali che accomunano tutte quelle persone che abbiano una radice italiana o che sappiano apprezzare la storia e la cultura italiane”.
L’utilizzo della parola community non è affatto casuale: le community, infatti, nascono su internet già a partire dagli anni Novanta e sono definibili come un gruppo di persone che, su piattaforme come forum o blog, discute circa argomenti di interesse comune. Siamo quindi cittadini della rete e, probabilmente, è proprio la rete ad averci dato la possibilità di scoprici italici, ancora maggiormente in tempi recenti.
Nella sua spiegazione, Terranova giunge ad una conclusione estremamente importante: “[…] Riconoscersi in questa comunità non implica la rinuncia alle proprie identità e appartenenze nazionali. Bensì è un invito a trascenderle, aggiungendo alla realtà di cui ciascuno fa parte, con la sua cittadinanza, anche una seconda appartenenza, più ampia e arricchente. […]”. La diversità, il superamento dei confini e delle barriere come arricchimento, come sodalizio non solo da un punto di vista comunitario e in termini umani, ma anche di allargamento dei propri orizzonti, delle nozioni fino ad ora apprese e, perché no, di nuove chiavi di lettura rispetto a determinati eventi. Lo sanno bene i figli del post muro di Berlino, della generazione Erasmus, che si sentono appartenenti a tutti gli effetti alla comunità Europea e, in modo certamente più ambizioso, a tutti i Paesi del mondo; figli che sono frutto dell’incontro tra culture diverse, tra sensibilità diverse e che, per fortuna, godono di una ricchezza che non è possibile trovare nell’isolamento e nella chiusura a tutto quello che viene da “lontano”. Non solo, è la nostra stessa storia a insegnarcelo: mentre inizialmente la mescolanza tra la cultura greca e quella latina fu un qualcosa da osteggiare con ogni mezzo, in seguito si rivelò una rivoluzione fondamentale sotto tanti punti di vista, che permise al popolo appartenente all’impero romano di crescere letterariamente, legislativamente, architettonicamente e via dicendo; una mescolanza della quale, a distanza di millenni, raccogliamo ancora i benefici in diversi campi, compreso quello medico.
Preso atto dell’esistenza di una Community di Italici, adesso non resta che andare oltre il pregiudizio e quello che potremmo definire il “culturalmente imposto”: essere nati in una determinata Nazione non deve portare a pensare che non si possa sentire una certa appartenenza anche per un’altra. Sembra questo, più di qualsiasi altro, l’insegnamento che Terranova e Bassetti cercano di trasmetterci: è in atto la costruzione di una nuova realtà, di un nuovo mondo, un mondo glocal, in cui il particolare è anche generale; vogliamo essere gli architetti di questa trasformazione? Siamo nati italiani, eppure siamo in grado di apprezzare il jazz, il blues, la cultura dei blu jeans e il pensiero proveniente dalle filosofie orientali, il modo che altri popoli hanno di affrontare la vita e tante altre cose che, oltre che dai libri, siamo riusciti ad apprendere in quanto cittadini della rete, semplicemente navigando per l’immenso mondo che è internet e confrontandoci, facendo network, creando connessioni che sfidano lo spazio e il tempo.
Se l’intento di Terranova, appoggiandosi al pensiero di Bassetti, era quello di creare un manifesto della cultura italica, è perfettamente riuscito nel suo scopo. Non resta che dire, parafrasando un certo filosofo… ITALICI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!