Foto Selinunte, agorà. Drone @salvatore Casamento
L’agorà più grande del mondo, quasi 33mila metri quadrati la più grande finora scoperta è ritornata alla luce a Selinunte dove finalmente è stata delineata secondo le indicazioni degli archeologi. E sono balzati fuori anche gioielli e amuleti, e uno stampo che ha una storia a sé visto che è la seconda parte di un manufatto già scoperto dieci anni fa e che così ritorna perfettamente integro. Forse uno scettro, forse un oggetto rituale che non doveva assolutamente essere replicato e dunque lo stampo, diviso in due parti, era stato sepolto nel recinto sacro. Soltanto osservando le immagini realizzate con il drone ci si riesce a rendere conto dell’effettiva ampiezza con la forma perfettamente trapezoidale di quello che doveva essere il cuore dell’antica Selinus, prima della distruzione cartaginese. Ma il mistero la avvolge ancora oggi: perché era così grande? E’ stata necessaria un’imponente operazione di scerbatura, su indicazione degli archeologi della missione dell’Istituto Germanico di Roma, ma alla fine l’antica agorà è riemersa, posta al centro dell’abitato e circondata da quartieri residenziali ed edifici pubblici. Nell’agorà si concentrava la vita civile della comunità e fungeva da snodo urbanistico tra le diverse parti della città. Il centro abitato era collegato all’acropoli da una stretta lingua di terra, e si sviluppò in buona parte verso Nord, sovrapponendosi, sembra pacificamente, a un villaggio preesistente di sicelioti.
“Siamo nel cuore di Selinunte e grazie alle attività di pulizia, predisposte dal direttore del Parco – dice l’assessore regionale ai Beni culturali e Identità siciliana, Alberto Samonà - è possibile avere una visione d’insieme, seppure parziale, di questa immensa agorà. Dà l’idea della magnificenza di questa città e della sua straordinaria essenza, che si comprende anche dai ritrovamenti eccezionali delle missioni archeologiche. Pezzi unici che da venerdì saranno esposti al pubblico all’antiquarium”.
“Una conca vuota che impressiona per la sua ampiezza e il suo fitto mistero” dice il direttore del Parco archeologico di Selinunte, Felice Crescente – un primo esempio di musealizzazione su vasta scala che, sfruttando il contrasto creato dal diverso modo di rilasciare o assorbire la luce naturale della vegetazione diversamente trattata, restituisce un’immagine chiara e con contorni netti dello spazio visivo”.
Ma non sono solo queste le ultime scoperte di Selinunte: con una diretta sulla pagina Facebook del Parco Archeologico di Selinunte, sono stati infatti presentati i risultati degli scavi della missione diretta dall’archeologo Clemente Marconi, condotta dall’ Institute of Fine Arts della New York University e dell’Università degli Studi di Milano, con grandi risultati, soprattutto sulle prime due generazioni di vita della colonia greca. La ricerca ha interessato, principalmente, lo spazio tra il Tempio A e il Tempio O, con una trincea che ha visto la collaborazione con l’Istituto Archeologico Germanico. “Si tratta del primo caso di collaborazione tra missioni nella storia della ricerca archeologica a Selinunte e un importante esempio di collaborazione internazionale” scrive Marconi. Lo scopo era quello di datare i due templi, è stata invece individuata una sorgente vicino alle fondazioni del Tempio A: questo fa ragionevolmente ipotizzare che si tratti del primo insediamento in assoluto dei coloni di Megara Hyblaea, di fatto Selinus nasce in questo luogo.
La seconda e la terza area di scavo hanno riguardato entrambe il settore meridionale del grande santuario urbano: sono stati scoperti muri di argilla mista a cenere, con ogni probabilità recinti rituali, ma anche piastre di cottura d’argilla di tipo greco e una grande quantità di frammenti di ceramica di Megara Hyblaea, di fatto il più cospicuo finora scoperto.
In questi mesi il Parco di Selinunte, aperto anche per le visite in notturna, ospita la grande mostra Ars Aedificandi, che racconta in scala 1:1 le poderose macchine usate per costruire i templi nell’antichità. Una porzione della mostra è a Cave di Cusa, altro sito straordinario dove venivano scavati i cosiddetti rocchi che trasportati su rulli di pietra, venivano poi usati per erigere i templi. Si stanno definendo in queste ore visite guidate che condurranno fino alla grande agorà usando le macchinine elettriche in dotazione al parco.