Sarà visibile fino al 9 giugno, domenica di Pentecoste che celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo, la solennità che dà inizio alla missione della Chiesa, la Scala Santa con i gradini di marmo, com’era prima che nel 1723 papa Innocenzo XIII decidesse di proteggerli con assi di legno di noce. Una reliquia, luogo di devozione e penitenza, percorsa in ginocchio da migliaia di fedeli ogni giorno che rischiava la distruzione. Secondo la tradizione Sant’Elena, madre di Costantino, avrebbe recuperato la scala del “Praetorium” del palazzo di Pilato e l’avrebbe portata a Roma nel 326 insieme ad altre reliquie e al legno della Croce per cui verrà eretta la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme.
Chi ha assistito allo smontaggio, come Padre Francesco Guerra rettore del Santuario della Scala Santa, non nasconde l’emozione. Tolta la copertura si è scoperto che i 28 gradini di marmo orientale erano molto consumati, “un solco li attraversava tutti al centro, tranne l’ultimo”. La spiegazione c’è, salendo in ginocchio, spingevano con la punta del piede il gradino sottostante. Un crescendo di sorprese vedendo quanti bigliettini hanno lasciato i fedeli. Nel secondo gradino è stata trovata incastonata nel marmo una croce in porfido rosso, un’altra nell’undicesimo gradino, il più consumato di tutti dove, secondo la tradizione, Gesù cadde rompendo il marmo con il ginocchio e lasciando una traccia di sangue nel punto protetto da una piccola grata. Una terza croce in bronzo è nell’ultimo gradino. Restaurata la scala, risanato il legno della copertura aggredito dai tarli, verrà rimesso in sito e tutto tornerà come prima. Nel frattempo, ancora per qualche giorno, folla permettendo, si potrà salire in ginocchio gli scalini percorsi da Gesù.
La Scala Santa fa parte del complesso di edifici realizzati fra il 1588 e il 1590 da Domenico Fontana su incarico di Sisto V Peretti (“er Papa tosto” del Belli), che in soli cinque anni di papato rivoluzionò l’assetto urbanistico della città tracciando grandi strade, innalzando obelischi e ridisegnando completamente l’area del Laterano, dopo aver demolito le vestigia dell’antico Patriarchiumn, la residenza dei papi dal tempo di Costantino, prima del trasferimento in Vaticano.
Il nuovo complesso fu concepito come un vero e proprio santuario con le scale intese come navate, al centro l’antica cappella papale, detta Sancta Sanctorum per il gran numero di reliquie. Sull’altare, protetta da sportelli l’immagine “Acheropita” (non dipinta da mano umana) del Redentore che si può contemplare da dietro le grate. Vi si accede da cinque scale, quella centrale di 28 gradini, la Scala Santa, o “Scala Pilati”, un luogo fra i più visitati della cristianità. Ai lati due cappelle simmetriche dedicate a due santi della chiesa romana dei primi secoli, Lorenzo e Silvestro. “Non est in toto sanctio orbe locus”, è scritto in eleganti lettere capitali su un architrave nel “Sancta Sanctorum” a significare “luogo santissimo”, come il tempio di Gerusalemme.
Gli affreschi che ricoprano la volta a botte lunettata e parte delle pareti ricche di marmi e dorature della Cappella di S. Lorenzo vennero realizzati, come gli altri che decorano la cappella di San Silvestro, la Scala Santa e le due rampe accanto, dai cosiddetti “pittori sistini”, un gruppo di artisti e decoratori guidati da Giovanni Guerra “che inventava li soggetti delle storie che dipinger si doveano” e da Cesare Nebbia che “ne facea i dissegni sì che amendue a gara in quel servigio impegnavansi”, scriveva Giovanni Baglione che faceva parte del gruppo. Una ditta che aveva una nutrita schiera di collaboratori, suddivisi in “lavoranti”, “capomastri” e specialisti come il giovane Paul Brill che da bravo fiammingo immette nella pittura sacra romana il tema del paesaggio. E ogni pittore lavorava a modo suo. Sono state trovate date, firme e sopra un cornicione c’è anche il ritratto di uno dei pittori. Il ciclo pittorico sistino che si estende per circa 1700 metri quadrati, venne realizzato in soli due anni, dal 1588 al 1589.
La Congregazione dei Padri Passionisti dagli anni ’90 ha promosso un progetto generale di recupero conservativo di tutti gli affreschi sistini del Pontificio Santuario della Scala Santa, di cui dal 1853 per volontà di Pio IX ha la cura. Vi hanno collaborato il Governatorato della Città del Vaticano e i vari servizi tecnici, chiamati in causa gli specialisti dei Musei Vaticani e i direttori che si sono succeduti, da Carlo Pietrangeli, a Francesco Buranelli, a Antonio Paolucci fino a Barbara Jatta. Dopo il restauro dell’antica cappella papale del “Sancta Santorum”, dall’anno 2000 è stato iniziato il progetto di restauro di tutti gli affreschi e le decorazioni realizzate negli ambienti sistini a cominciare dalla Cappella di San Silvestro. Dal 2012 ha poi preso avvio un ulteriore fase dell’operazione di restauro della durata di molti anni in cui è stato coinvolto un gruppo di restauratori del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani coordinato da Paolo Violini. Negli ultimi due anni l’intervento ha compreso anche la revisione e il restauro della preziosa reliquia della Scala Santa e degli affreschi delle pareti nonché delle quattro scale che le stanno a lato, due per parte.
Gli affreschi del Santuario, riportati in luce dal restauro (erano nascosti da coperture, ridipinture, stuccature, scritte votive), danno visibilità ai concetti espressi nel Concilio di Trento, prefigurando un percorso spirituale fin dall’atrio. Le storie della Passione lungo la Scala Santa, episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento che introducono alla redenzione nelle scale laterali, storie dei Padri della chiesa e allegorie nelle cappelle. Così salendo in ginocchio anche chi non sapeva leggere vedendo le immagini poteva capire la sua fede. Una catechesi per immagini, una sorta di “Biblia pauperum”.
E tutto grazie anche alla munificenza dei Patrons of the Arts in the Vatican Museun e di alcuni generosi benefattori del Capitolo dell’Asia, della Florida, del Texas, della Gran Bretagna. Il restauro della Scala Santa è stato reso possibile dal lascito della signora Lucia Caprara.
Piazza San Giovanni in Laterano – Roma. Orario apertura : 6.00 - 14.00 / 15.00 - 19.00. Fino al 9 giugno.