Dietro al furto del Salvator Mundi che era custodito nel museo della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli sembra esserci un vero e proprio intrigo con diversi protagonisti.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini della squadra mobile di Napoli coordinate dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, il colpo sarebbe stato commissionato da “un personaggio di grosso calibro”, su consiglio di un esperto d'arte, una persona a conoscenza del valore artistico dell'opera, della sua collocazione e del prezzo al quale poteva essere rivenduta. Gli inquirenti non escludono inoltre il coinvolgimento di una persona in grado di accedere liberamente alla Basilica, dal momento che non sono stati riscontrati segni di effrazione all'ingresso del museo. Tra l'altro il museo dispone soltanto di un allarme sonoro e non di un impianto di videosorveglianza, ma la polizia scientifica ha eseguito una serie di tamponi sulla maniglia della porta d'ingresso per trovare del materiale biologico che possa ricondurre ad un DNA confrontabile poi con quello di un eventuale sospettato.
Gli investigatori ipotizzano anche che il quadro avrebbe dovuto presto raggiungere una destinazione estera, probabilmente Dubai, per essere venduto a un facoltoso acquirente, forse un emiro o un petroliere. Il proprietario dell'appartamento in cui la polizia ha recuperato il Salvator Mundi, un commerciante di 36 anni di nome Silvio Vitagliano, aveva quindi il compito di nascondere l'opera fino a quando non fosse stata venduta.
Al gip Federica De Bellis, Vitagliano ha giustificato la presenza del capolavoro nella sua abitazione affermando di averlo comprato per 100 euro da un rigattiere, senza saperne il reale valore. “Ho comprato quel dipinto perché pensavo fosse una immagine del Volto Santo. Non immaginavo potesse valere il prezzo che mi è stato detto”, ha dichiarato il commerciante. Invece alla domanda sul perché il quadro fosse stato trovato ben nascosto e protetto, Vitagliano ha risposto di averlo custodito in quel modo per evitare di danneggiarlo, visto che si trovava in procinto di fare dei lavori in casa.
La ricostruzione fornita è stata giudicata “inverosimile” dal gip De Bellis. Al termine dell’udienza di convalida, il giudice ha emesso nei confronti di Vitagliano - che è difeso dall’avvocato Pasquale Di Marzo - un’ordinanza di custodia cautelare, concedendogli i domiciliari: non ha ritenuto, infatti, che sussistesse il pericolo di fuga.
Le indagini proseguono, con la speranza di individuare al più presto tutti i responsabili del furto.