Foto: 1) Colosseo; 2) Basilica di Massenzio, Foro Romano; 3) Domus-Tiberiana, Palatino; 4) Tempio Venere e Roma.
“Nessun dorma” canta Calaf rivolgendosi a Turandot, un canto d’amore e di speranza. Nonostante la chiusura imposta dalla pandemia (dall’8 marzo al 31 maggio prima e dal 6 novembre al 15 gennaio poi), la poderosa macchina del Parco Archeologico del Colosseo (istituito nel 2017), non dorme. Ha continuato a girare, anche se in modo diverso, con un’impennata sul digitale. A riferirne come di consueto è la direttrice Alfonsina Russo in videoconferenza illustrando un dossier di una settantina di pagine che analizzano il già fatto e il da farsi.
Con una superficie di circa settantasette ettari, comprendenti il Foro Romano, il Palatino, l’Anfiteatro Flavio, la Domus Aurea, l’Arco di Costantino e la Meta Sudans, si colloca fra i siti più visitati al mondo. Nel ’19 è stato scelto da sette milioni e mezzo di visitatori, in gran parte stranieri con una presenza crescente di turisti dell’estremo oriente. Nei primi due mesi del 2020, gennaio e febbraio, si era registrato un aumento rispetto all’anno precedente, buone prospettive anche in ragione dell’arrivo di turisti dalla Cina in coincidenza con l’anno del turismo Italia- Cina.
Pesantissimi gli effetti economici della chiusura. Secondo un rapporto ICOM, tutti i musei e i luoghi della cultura hanno dovuto ridurre le loro attività del 95%. Per il Colosseo il mancato afflusso di oltre 5 milioni di visitatori ha comportato una perdita secca di circa 51 milioni di euro con conseguenze sull’intero programma di valorizzazione. L’ emergenza sanitaria ha posto in primo piano altre priorità come la sanificazione dei luoghi di lavoro e una convenzione con la ASL Roma 1 per la sicurezza dei visitatori in caso di riapertura. Che si spera imminente (sabato?) con un concerto dell’Accademia di Santa Cecilia
Sono state sospese le attività di ricerca e valorizzazione e rinviate le esposizioni. Erano in programma tre, una più interessante dell’altra. “L’antico ai tempi delle avanguardie” dedicata a Giacomo Boni, uno dei più importanti archeologi italiani fra XIX e XX secolo, “Raffaello e la scoperta delle grottesche” ospitata nella sala ottagona della Domus Aurea e negli spazi limitrofi con l’inaugurazione della passerella progettata dall’architetto Stefano Boeri. E infine “Pompei 79 d. C. una storia romana”, curata da Mario Torelli, che racconta il complesso rapporto fra le due città più famose dell’archeologia italiana.
Rinvii, cancellazioni, ma non sono cessate le attività di monitoraggio e cura del patrimonio archeologico e del verde anche con tecnologie sofisticate e con l’uso del satellite che hanno interessato i monumenti più importanti. Qualche esempio. Nel ‘20 sono iniziati i lavori di restauro del Tempio di Venere e Roma finanziati da Fendi con una sponsorizzazione tecnica di due milioni e mezzo di euro, per la Basilica di Massenzio sono in corso di elaborazione interventi molto complessi che dovrebbero sfociare nella installazione di un palco per eventi e concerti. Belli come quelli di una volta ?
A quasi quarat’anni dalla stagione dei restauri promossi dalla legge Biasini dell’81 si torna a parlare dell’Arco di Settimio Severo. E’ stata avviata una campagna di studio e conservazione di uno dei monumenti simbolo della romanità. Realizzato un rilievo in 3D ad alta risoluzione e una mappatura delle superfici, l’intervento che dovrebbe durare sette mesi, prevede l’utilizzazione di batteri, una specie di gel.
Un cantiere sempre aperto è il Colosseo. Al di là della famosa arena mobile (il bando scade a febbraio) è in programma un intervento sulla controfacciata settentrionale a partire dal terzo livello fino alla sommità dell’attico, cosa che consentirà un percorso in sicurezza e una visione dall’alto dell’intera struttura. Al primo ordine, nel settore ovest è stato completato il restauro del dipinto murale che rappresenta la città di Gerusalemme, terminati anche i restauri delle superfici decorate a stucco del cosiddetto “Passaggio di Commodo”. E ancora, grazie a Tods, sono in fase di completamento i restauri dei sotterranei che saranno aperti al pubblico con un nuovo allestimento.
Altro cantiere lunghissimo, che ha riservato sorprese, è la Domus Tiberiana che si estende per circa quattro ettari tra il settore nord ovest e quello centro orientale del Palatino. Dovrebbe riaprire in autunno dopo quarant’anni di chiusura. Nelle ultime settimane è venuto alla luce uno spazio sotterraneo sigillato, finora ignoto. Si tratta di un’area stratificata in cui sono stati trovati resti di banchetti del tempo dei Farnese e di altre epoche. C’è anche una fossa comune del XIII secolo con resti di sette persone, un certo numero di monete del VII secolo e una lucerna del IV secolo. Un’altra sorpresa è venuta dal restauro del Tempio di Venere e Roma finanziato con 2,5 milioni di euro da Fendi. Sul soffitto in cassettoni in stucco è stato ritrovata la foglia d’oro.
Ci sarà presto anche un “Kindergarten” il PArCO dei Piccoli al Colosseo, uno spazio accogliente di 250 metri quadrati per i tanti bambini di tutto il mondo che lo visitano e per le madri che allattano, aperto a tutti, progettato dall’architetto Maria Grazia Filetici. Un ambiente in cui si può andare alla scoperte delle bellezze archeologiche e naturalistiche. Un padiglione in legno di qualità, adatto al luogo, con servizi adeguati, bagni in particolare, in un’area già protetta da una siepe di fronte al roseto intitolato a Giacomo Boni, primo storico direttore del Foro e del Palatino, che lì volle essere sepolto.
L’idea nasce dal ritrovamento di un graffito molto particolare di un bambino, quattro anni forse, che ritrae se stesso, il padre che lo protegge, due gattini con un gomitolo di lana e una biga. “Da sedici anni lavoravamo sulla Domus Tiberiana – racconta l’architetto Filetici – verso il Velabro il crollo di un bastione farnesiano ha dato avvio a lavori strutturali che hanno restituito un tessuto di residenze non ancora del tutto restaurate e inserite nel percorso di visita. Il graffito è stato scoperto in una saletta privata di una domus tardo antica.
Il progetto s’incentra sul racconto del bambino, chiamato Tiberio, al visitatore. Gli spiega come vivevano, quali erano i loro giocattoli. Il fine è far rivivere le esperienze dei bambini di un tempo anche mediante l’uso di tecniche digitali e di video giochi applicati alla didattica. E scoprire luoghi nascosti armati di una valigetta di cartone, di un blocchetto e di una matita per gli appunti, di sassolini per il gioco delle tabulae lusoriae e di una mappa dei percorsi. E sperimentare il lavoro dell’archeologo e del ceramista. Un sogno? Forse no.
Fatti i lavori propedeutici per accertare lo stato dei luoghi “il progetto è esecutivo”, dice l’architetto Filetici (da due mesi direttrice del Munda, il Museo Nazionale d’Abruzzo all’Aquila).“ E’ finanziato e ha tutte le approvazioni di rito, potrebbe vedere la luce in un anno, un anno e mezzo. Manca solo l’ultimissimo placet del genio civile.”