Foto: 1) Manolo Valdés Reina Mariana, 1997 Legno cm 182x132x89 Galleria d’Arte Contini©; 2) 3) 4) Foto mostra.
Manolo Valdés, l’artista spagnolo di fama internazionale le cui opere sono visibili nei maggiori musei del mondo, torna a Roma dopo venticinque anni in una grande personale ospitata nelle sale del Museo di Palazzo Cipolla a via del Corso. Nel ’95 espose alla Galleria Il Gabbiano, ma a Roma era già venuto da ragazzo in occasione di un convegno internazionale organizzato a Rimini da Giulio Carlo Argan.
Curata da Gabriele Simongini e accompagnata da un ampio catalogo pubblicato da Manfredi Edizioni, è stata fortemente voluta dal professor Emmanuele Francesco Maria Emanuele presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale che l’ha promossa. A Poema si deve la realizzazione in collaborazione con la Galleria Contini di Venezia e il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia. Tanti contributi a significare la omplessità di un artista polimorfo che va oltre la dimensione del tempo e dello spazio e che abbatte gli steccati fra le diverse discipline. “Le opere di Valdès, siano esse dipinti o sculture – dice il professor Emmanuele – sono percorse da una forza e vitalità dirompenti, trasmesse dalla sapiente lavorazione che l’artista fa dei materiali più vari, alcuni persino assemblati e creati da lui stesso, fino a comunicare allo sguardo quasi una sensazione tattile”.
La rassegna “Manolo Valdés. Le forme del tempo”(in programma dal 17 ottobre, dovrebbe riaprire), presenta una settantina di opere provenienti sia dallo studio del pittore, che da importanti collezioni private. Vi sono dipinti e sculture realizzate in materiali diversi, dal legno all’alabastro, all’ottone, al marmo, al bronzo, all’acciaio, al ferro…Una varietà di forme, di dimensioni e sostanze tali da offrire tutti gli elementi per rendersi conto del suo percorso creativo dai primi anni ottanta ad oggi. Si va dai ritratti all’italiana, dipinti su tela di juta, che si rifanno alla grande pittura del Rinascimento, ripresi di profilo a partire da un dettaglio, ai nudi, alle teste di Matisse, realizzati dal ’95 a oggi. Il volto è visto frontalmente, una metà in ombra, l’altra blu. Vi sono anche dipinti con oggetti. Dalle foglie, ai vasi, alle ceramiche greche, ai gelati in stile pop. Da un lato il richiamo potente ai classici, alla citazione dei grandi artisti del passato come il prediletto Velazquez, dall’altro l’abbandono a una fervida fantasia e a una sapienza tecnica prodigiosa per creare qualcosa di nuovo e diverso.
Nato a Valencia nel ’42, iscritto alla Real Academia de Bellas Artes de San Carlos della sua città, dopo due anni lascia la scuola per dedicarsi interamente alla pittura, figurativa quanto al tema, informale per quanto riguarda la materia, attingendo già allora al patrimonio artistico spagnolo. Nel ’64 collabora alla creazione del gruppo Estampa popular, quindi l’anno dopo con Rafael Solbes e Juan Antonio Toledo partecipa con successo al XVI Salone della Giovane Pittura di Parigi da cui nascerà il gruppo Equipo Kronica che si dedica soprattutto alla pittura, a tematiche di ampio respiro, influenzata dalla Pop Art. Dagli anni ottanta ha successo anche nella grafica, poi ci sono le mostre internazionali, i premi. Il prevalente interesse verso la scultura lo induce ad aprire uno studio anche a New York dove vive e lavora, come a Madrid. Mostre e premi non si contano. Dalla Biennale di Venezia, al Guggenheim di Bilbao, al Museo di Pechino, di San Pietroburgo è un susseguirsi di riconoscimenti. Le sue opere non sono solo nei musei, le sue celebri sculture monumentali sono installate stabilmente anche nelle piazze, da Park Avenue a New York a Place Vendome a Parigi, a Pietrasanta. La sua prima scultura pubblica nasce nel ’99 con un progetto per Bilbao.
Superando la soglia del Museo di via del Corso ad accogliere il visitatore, a farlo entrare nel mondo creativo di Valdés, un lungo filmato in cui il pittore si racconta, una vera e propria confessione di fronte al cavalletto. Prima di affrontare le sale vale la pena ascoltare quello che dice. E scoprire che accanto alla parte pittorica, c’è il rilievo, che è fondamentale. Ed accorgersi del rapporto intimo fra l’opera e l’icona a cui si richiama e venire a conoscenza che lavora su tele di iuta su cui appoggia altri materiali come potrebbe fare uno scultore polimaterico.
Fin dall’inizio Valdés, che ama definirsi un artista di repertorio (“mi piace molto avere temi di repertorio come i cantanti lirici”), si è confrontato con i grandi del passato come Dürer , El Greco, Ribera, Zurbaran e il Velazquez de “La Meninas”(1656) del Museo del Prado. L’opera simbolo, matrice di tutte le infinite varianti che realizza negli anni, in materiali vari e in scale diverse a seconda del volume delle gonne. Non a caso la prima sala è dedicata proprio a loro, ai celeberrimi maestri della storia dell’arte a cui fa risalire la sua figurazione. Dal dipinto alla scultura, dalla tela al legno, al bronzo, al marmo, all’alabastro ma con un altro significato. E così per la serie derivata da “Infanta Margarita Teresa con vestito azzurro” (1659) e “Reina Mariana”, l’artista passa dall’opera pittorica a quella scultorea, dall’immagine alla consistenza corporea. Quadri che si trasformano in corpi colorati, intagliati nel legno, con imperfezioni e lacerazioni che testimoniano la fisicità della materia e lo scorrere del tempo. E uno differente dall’altro. Dal Seicento all’informale, all’immagine pop in un percorso ininterrotto. Dipinti su tela a cui sono aggiunti pezzi di specchio. “Ribera como Pretexto”, “Zurbaran como pretexto. Ma anche “la Danza” di Matisse. Il pittore dedica molta attenzione al volto femminile citando ancora Velazques, ma anche Picasso. Volti adornati da ariosi copricapi con rami e farfalle. Accanto alle opere che si ispirano a capolavori del barocco sono esposti anche oggetti inconsueti. Come la misteriosa “Libreria” tutta in legno come i libri che contiene, o l’armadio che espone antichi vasi che potrebbero nascondere storie segrete.
Museo di Palazzo Cipolla – Via del Corso, 320 Roma. Orario: da martedì alla domenica dalle ore 10.00 alle ore 20.00, lunedì chiuso.