Alle celebrazioni per il trecentesimo anniversario della nascita di Giambattista Piranesi (1720-1778), maestro dell’incisione, architetto, archeologo, imprenditore e “designer”, come si direbbe oggi, non poteva mancare la Casa di Goethe, l’unico museo tedesco fuori della Germania, inaugurato nel 2009 nell’appartamento di via del Corso 18, casa e atelier del pittore Johann Heinrich Wilhelm Tischbein che ospitò Goethe a Roma durante il suo storico viaggio in Italia fra il 1786 e il 1788. A Tischbein si deve il famoso ritratto del poeta nell’atto di contemplare le rovine sullo sfondo della Campagna Romana. La Casa di Goethe è un luogo speciale, ricco di memorie. Rappresenta il legame più antico con gli artisti tedeschi presenti a Roma avendo ospitato tra il 1854e il 1884 la sede dell’Associazione a loro intitolata di cui conserva archivio e biblioteca.
Anche Goethe naturalmente conosceva i lavori di Piranesi e nel “Viaggio in Italia” in occasione della visita alle rovine delle Terme di Caracalla e alla Cloaca Massima, ricorda che lo predisponeva al “concetto colossale” dei monumenti romani. La Casa di Goethe che conserva nella propria collezione una quarantina di incisioni di “Vedute di Roma” e di “Capricci” di Piranesi propone una mostra che mette a confronto la sua opera con quella di artisti contemporanei, attivi in diversi campi. Ai ruderi classici e ai monumenti antichi avvolti dalla vegetazione del “Rembrandt delle antiche rovine” come lo definì nel 1779 Ludovico Bianconi, suo primo biografo, la curatrice Maria Gazzetti, nonché direttrice della Casa di Goethe, accosta fotografi, artisti visivi, architetti e scrittori a verifica del fascino che Piranesi ha esercitato su di loro. Piranesi ha “lo sguardo di un architetto, di uno scenografo, di un conoscitore della storia romana, di un artista educato al rigore prospettico del vedutismo veneziano. Ma anche – prosegue Gazzetti – lo sguardo di un visionario, di un fabbricatore di utopie che recupera le forme antiche attraverso l’eccellenza della tecnica incisoria e del punto di vista”.
In mostra una selezione molto raffinata di incisioni piranesiane fra le più celebri, dal Colosseo al Campidoglio, a Piazza del Popolo, alla Colonna Traiana, al Teatro di Marcello, a Villa Pamphili, a Villa Corsini fuori Porta San Pancrazio… Quei souvenir tanto amati e ricercati dai viaggiatori del Grand Tour. Ed eccezionalmente una delle 964 matrici in rame autografe di Piranesi conservate all’Istituto Centrale per la Grafica di Palazzo Poli.
A dare l’abbrivio nella prima sala, accanto alla biografia di Piranesi, è Gabriele Basilico che in un video racconta come nacque il progetto fotografico “Piranesi Roma Basilico” commissionato nel 2010 dalla Fondazione Giorgio Cini. Ebbe a disposizione 300 incisioni di Piranesi per studiare la sua prospettiva, in modo da verificare quello che si vede oggi negli stessi luoghi. Ad esempio al Pantheon, a Fontana di Trevi. “E’ impossibile fare le stesse inquadrature, tutto attorno è costruito, ci sono tavoli, sedie...” lamenta Basilico. Ma al di là dei cambiamenti dovuti al trascorrere del tempo, “…sembra che Piranesi avesse questa grande qualità, questa marcia in più, che era quella di saper enfatizzare lo spazio”, constata Basilico. E una di fronte all’altra l’immagine del Colosseo dell’incisore e uno degli scatti del grande fotografo.
A seguire Elisa Montessori di cui sono in mostra otto piccole lastre in alluminio anodizzato con riflessi di rame ricoperte di graffiti “Capriccio” 2020. “Come una mosca che si appoggia su queste superfici e stampe, con lo sguardo ravvicinato cerco quello che la mano di Piranesi produce, vado alla ricerca del suo procedere…Posso solo ammirare, attratta da quello che la mano ha fatto… seguo l’ossessione del suo segno…ogni cosa è segno…”, confessa l’artista.
Sebastian Felix Ernst, borsista all’Accademia di Villa Massimo, ha studiato Piranesi e visitato con i suoi studenti di Dessau gli edifici antichi e moderni di Roma. Utilizzando strumenti digitali li hanno poi documentati in 21 tavole piranesiane, in mostra, che sottolineano il carattere visionario e utopico delle immagini di Piranesi. Flaminia Lizzani lavora con la fotografia, oltre macchine fotografiche classiche come la Canon ha utilizzato anche il cellulare seguendo le tracce di Piranesi da Porta Maggiore alla Rampa Prenestina, mentre Max Renkel rimanda ai ricordi d’infanzia il suo rapporto con l’artista storico.
Ampio spazio Gloria Pastore dedica al Piranesi visionario, al suo pensiero che ha attraversato il tempo. Le esagerazioni di Piranesi, dice, hanno allargato i limiti dell’immaginazione permettendo uno sguardo nuovo sulle rovine antiche. E la scrittrice berlinese Judith Schalansky annota: “Le rovine gli parlano come se si trovasse in uno stato febbrile, gli tolgono la serenità e il riposo, ed evocano immagini a non finire, visioni che sente il dovere di immortalare per smentire tutti i posteri e gli ignoranti che osano sostenere la superiorità dell’arte greca su quella romana”.
Casa di Goethe, via del Corso 18, Roma. Orario: 10,00 – 18,00, chiuso il lunedì. Aperta dal 16 ottobre 2019 al 28 febbraio 2021. Informazioni: www.casadigoethe.it
(Temporaneamente chiusa nel rispetto delle misure di contenimento anti Covid - 19)