Foto: Firenze, Piazza della Signoria.
245 milioni di presenze perse e 14 miliardi di fatturato bruciati: è l'impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto sul settore turistico quest'anno, secondo le stime di Federalberghi. Le città d'arte, fiore all'occhiello del nostro Paese, sono tra i luoghi maggiormente messi in crisi dalla flessione delle affluenze. È dunque necessario pensare al futuro e capire quali strategie possono essere adottate per tutelare i centri più attrattivi sul nostro territorio e risollevare un settore in ginocchio.
Gli scenari che si prospettano nei prossimi tempi per le città d'arte italiane sono stati al centro dell'incontro digitale “Il turismo post-Covid nelle città d'arte”, tenutosi ieri su iniziativa dell'Associazione Civita in collaborazione con l'ANSA. Secondo quanto riportato da Simonetta Giordani, segretario generale di Civita, un quarto delle presenze turistiche in Italia, fino allo scorso anno, erano legate alla fruizione delle città d'arte, e, tra le dieci città d'arte più frequentate, già da qualche anno si registrava un trend di crescita costante, arrivando fino a 84 milioni di presenze su un totale di 113 milioni. Attualmente ENIT stima che si chiuderà il 2020 passando dal 13% di Pil generato dal settore turistico al 7,2%. Un ribasso che riflette inesorabilmente il calo dei visitatori in alcune delle città più note, come Roma e Firenze (in entrambe le presenze dei turisti sono crollate di circa l'80%), e, a cascata, nei musei statali (secondo l'Istat, tra marzo e maggio, sono mancati 19 milioni di visitatori con perdite per 78 milioni di euro).
“Il Governo ha messo in campo alcune misure straordinarie”, ha ricordato, nel suo intervento, il Sottosegretario Mibact con delega al Turismo, Lorenza Bonaccorsi, come “la cassa integrazione che per il settore turistico non esisteva. Per le città d'arte, anche un fondo di 500 milioni destinato agli esercizi del centro storico. Non basta, lo sappiamo, e in finanziaria stiamo lavorando a una serie di ristori specifici per le attività turistico-ricettive”. In questo scenario, però, puntualizza la Bonaccorsi, “va fatta anche una riflessione sulle modalità di fruizione che vogliamo nel mondo post-Covid”, per non inseguire più “modelli che non ci appartengono e da cui a volte siamo stati travolti”.
Secondo il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, anch'esso intervenuto durante l'evento, le misure finanziarie previste dal Governo non sono sufficienti; “la nostra proposta”, ha spiegato Bocca, è favorire “prestiti a tasso basso e a lungo termine, di 15 o 20 anni, e approfittare di questo momento di chiusura forzata per riqualificare e ristrutturare, allargando il super bonus anche alle imprese alberghiere”. Per Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura di Firenze, altro ospite dell'incontro digitale, è ora necessario “ripensare le nostre città. Non è più possibile, ad esempio, progettare un museo senza pensare a quello che abbiamo vissuto. La distanza interpersonale sarà fondamentale”. Centrali per la ripresa, infine, saranno, secondo la Giordiani, la valorizzazione dei borghi, “per una nuova offerta di turismo sostenibile e green, in cui integrare piccoli centri e città d'arte”, e una partnership tra pubblico e privato.