«Si è ormai raggiunto il punto di non ritorno» ha dichiarato Marina Lalli, presidente nazionale di Federturismo, durante un webinar organizzato da AIDDA (Associazione Imprenditrici Donne Dirigenti di Azienda) il 13 ottobre. Molte aziende, secondo Lalli, non riusciranno a sopravvivere, saranno costrette a chiudere prima che arrivino le risorse del Recovery Fund. Le soluzioni non sono semplici ma ci sono e bisogna intervenire in qualche modo per evitare il peggio.
Il settore turismo ha raggiunto il punto di non ritorno. Basta dare un occhio ai dati che riporta Lalli nel webinar: 65 miliardi di euro persi per il settore turismo; 65 milioni di clienti persi dalle aziende alberghieri; il trasporto aereo ha perso circa 84 miliardi di dollari (parlando a livello mondiale); la ristorazione arriva, invece, a 24 miliardi.
Crisi è la parola che è sulla bocca di tutti. E c’è, effettivamente, una profonda crisi per il settore del Turismo. Il turismo culturale e il turismo termale sono crollati a picco, molti alberghi con questa seconda ondata di Coronavirus perderanno la seconda stagione principale, quella dell’autunno. Se alcuni alberghi erano riusciti a riaprire, forse ora saranno costretti a richiudere.
«Se il turismo vale il 13% del PIL – ha dichiarato Ida Poletto, dell’hotel AlbanoRitz Terme - non basterebbe questo per dire che a noi spetta il 13% degli aiuti? Non si tratta di assistenzialismo, ma di aiuto, accompagnamento condivisione».
Per le dimore storiche e per le realtà congressuali più o meno è la stessa situazione. In più, si va aggiungere il nuovo DPCM del 13 ottobre 2020 che va a limitare, per ragioni di sicurezza, eventi, competizioni, spettacoli, cerimonie.
Così non si può continuare. Quindi, che fare?
Bisogna ragionare su quello che si ha a disposizione, qualcosa di immediato. Anche perché, le risorse del Recovery Fund arriveranno «non prima di aprile-maggio». La prima cosa da fare per Lalli è migliorare la vivibilità con il virus: test più rapidi e attendibili. Ahinoi, ci dovremmo convivere ancora per molto.
Poi, ci sono ancora risorse non impiegate del bonus vacanza, «[…] richiesto solo per 600 milioni di euro sui 2,4 miliardi stanziati. Abbiamo chiesto subito al ministro che rimangano al turismo, sono soldi da spendere subito, almeno per arrivare al Recovery fund».
Per Lalli bisognerebbe includere nel bonus 110% anche le strutture ricettive. Parole d’ordine riqualificazione, detassazione e rilancio.
Infine, bisogna aiutare le categorie escluse, «rimaste fuori da tutti gli aiuti». In collaborazione con il MiBACT si sta ragionando sulle risorse da destinare a fiere, organizzatori, eventi e allestitori.
L’impegno e richieste da parte del settore ci sono e continueranno ad esserci. Ma questo “grido di dolore” del settore arriverà a chi di dovere?
[Foto di AIDDA]