Foto: 1) Angelo Annunciante,1478 (???) Pieve San Gennaro, Lucca; 2) David, Andrea del Verrocchio 1472-75 Museo del Bargello, Firenze; 3) Uomo Vitruviano - particolare, Leonardo da Vinci 1490; 4)autoritratto, Leonardo da Vinci 1515 .
Intervista a Ilaria Boncompagni
L’Angelo Annunciante conservato nella Pieve di San Gennaro in Lucchesia ha il volto di Leonardo da Vinci. E’ la tesi della dottoressa Ilaria Boncompagni Storica dell’Arte della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Province di Lucca e Massa Carrara. La scultura policroma in terracotta, è alta 131 centimetri (la più grande tra le sculture ascritte al genio del Rinascimento) e raffigura l'Arcangelo Gabriele; era stata attribuita gia' nel 1958 alla scuola del Verrocchio e successivamente come opera giovanile leonardiana.
Ne parliamo con la dottoressa Ilaria Boncompagni autrice del libro A colpo d’occhio è Leonardo! uno studio che prende le mosse dalla comparazione dell’Angelo di San Gennaro col David di Andrea del Verrocchio, che secondo molti studiosi avrebbe i lineamenti di un giovane Leonardo.
D. L’opera fu eseguita alla fine del Quattrocento e collocata nella Pieve di San Gennaro a Capannori (Lucca). Sappiamo che subì un grave danno nel 1773 quando, secondo alcuni documenti, cadde in frantumi dopo essere stata colpita da una scala e successivamente restaurata dall’Opificio delle pietre dure di Firenze. Può illustarci con maggior dettaglio la storia di quest’opera’ ?
L’Angelo Annunciante – un’opera enigmatica sulla cui attribuzione ancora si discute. Trattasi di una scultura in terracotta dipinta, prodotta a cavallo fra XV e XVI sec. – di finissima qualità, di assoluta eleganza e raffinatezza – la prima vera attribuzione la dobbiamo a Carlo Ludovico Ragghianti che nel 1957 attribuì l’opera di San Gennaro alla Bottega di Andrea del Verrocchio.
Un’attribuzione prudente - oggi diremmo in confort zone - che concorre a creare curiosità e attrazione di fronte a questa enigmatica scultura. L’altra attribuzione appartiene allo studioso Carlo Pedretti, che alla fine degli anni ’90, la decreta come opera di un giovane Leonardo da Vinci.
Ad oggi non abbiamo fonti certe che ci indichino chi ne fu l’artefice, ma indubbia è la qualità e la maestria di colui che la produsse. La raffinata esecuzione del manufatto, ostentata dalla minuzia dei particolari, dall’armonia delle forme e dei volumi, sapientemente calibrati per trasmettere il senso del movimento nell’istante dell’arrivo dell’Angelo Annunciante al cospetto della Vergine Maria, traspare nella dolcezza del volto, che racchiude i delicati lineamenti, nella morbidezza della capigliatura, ogni particolare richiama indubbiamente l’iconografia angelica in uso nel periodo rinascimentale, conclamando il legame con la scultura classica e la sua eleganza senza tempo.
D. Dottoressa, quale è stata “l’intuizione” che l’ha portata ad iniziare la sua ricerca sull’identità del volto della statua de L’angelo Annunciante?
Si, si tratta proprio di una vera intuizione: mi dava fastidio che un’opera così finemente eseguita e armoniosa perdesse di qualità e attrattiva proprio nello sguardo, ho notato che l’occhio sinistro non era allineato col destro e questo “difetto” violava quel volto perfetto.
Lo sguardo, evanescente, proteso verso un obiettivo infinito, distante dalle cose terrene, dalla miserie umane, mostra una evidente disarmonia nella linea degli occhi e nella forma delle palpebre, deviando l’attenzione del fruitore altrove a scapito della forza comunicativa che rende anima e da consistenza spirituale alla bellezza dell’opera. Un difetto di strabismo che trascende la figura in un contesto più terreno. Come mai un artista così eccelso, avrebbe reso questo difetto che segna inesorabilmente la scultura proprio negli occhi, l’elemento primario di comunicazione, oltretutto in un soggetto come un Angelo Annunciante? Un comunicatore per definizione?
D. Un difetto, quello dell’occhio, che ha acceso il suo interesse di storica dell’arte tanto da portarla ad approfondire la ricerca di questo “dettaglio” in altre opere famose?.
E’ a questo punto che è scattato qualcosa, e sono riuscita a risalire all’identità dell’opera: quello stesso difetto oculare, si riscontra nei ritratti ed autoritratti di Leonardo. Vi siete mai resi conto che l’uomo vitruviano (1490) - autoritratto di Leonardo a circa 38 anni – ha l’occhio sinistro diverso dall’occhio destro? Avevate notato che nell’autoritratto di Leonardo (1515) a 63 anni - l’occhio sinistro presenta un evidente strabismo? Osserviamo lo sguardo dei ritratti e degli autoritratti di Leonardo in nostro possesso.
Il confronto ha avuto inizio con la scultura in bronzo raffigurante il David di Andrea del Verrocchio, conservata nel Museo del Bargello di Firenze, da sempre considerata il ritratto di Leonardo da Vinci che Verrocchio avrebbe utilizzato come modello. Questo strabismo che risalta nella assoluta perfezione del contesto, poteva comunque essere corretto se fosse stato un errore occorso durante i processi di produzione, un difetto di cottura, di essicazione, o di fusione, quello stesso strabismo ha dato vita all’intuizione.
Il difetto oculare ricorre in entrambe le opere – Angelo e David - confrontando l’occhio sinistro con il destro, lo sguardo perde la simmetria: questo strabismo, conclamato dalla disarmonica modellazione della palpebra, rende inequivocabilmente l’occhio sinistro difforme dall’occhio destro.
Lo studio si amplia e l’attenzione si focalizza sui ritratti e sugli autoritratti di Leonardo, in predominanza realizzati con la tecnica del disegno, dove le “deformazioni” nella modellazione dei volumi e delle proporzioni, tipicamente utilizzata dagli artisti nelle opere scultoree per ottenere una visione armonica dell’opera da qualsiasi punto di vista e prospettiva, non è certo la componente che giustifichi tale asimmetria degli sguardi nella maggior parte dei ritratti di Leonardo da Vinci.
D. Ci sono prove scientifiche a conferma della sua “intuizione”?
In effetti esiste la prova scientifica a conferma dell’intuizione: si tratterebbe di una patologia denominata exotropia intermittente, scoperta nel volto di Leonardo dal Prof. Christopher Tyler, del Dipartimento di Neuroscienze visive dell’Università della City di Londra, che partendo dall’analisi del grado di strabismo delle pupille degli sguardi degli autoritratti è giunto alla mia medesima conclusione, ossia che Leonardo da Vinci fosse strabico, un difetto che gli avrebbe permesso di avere una visione maggiorata della profondità.
Dall’analisi dello sguardo dell’Angelo della Pieve di San Gennaro, il Prof. Tyler ha misurato il medesimo grado di strabismo degli altri ritratti e…
D. Il suo percorso di ricerca è ad un punto di arrivo o proseguirà per portare ad ulteriori importanti scoperte?
La ricerca continua, molti altri indizi e ipotesi si sono configurati attraverso questa nuova conoscenza, e non basta affermare che l’Angelo Annunciante della Pieve di San Gennaro porti il volto di Leonardo da Vinci, l’obiettivo si rafforza, con un nuovo ed ambizioso traguardo e un nuovo quesito attende una risposta:
“L’Angelo Annunciante della Pieve di San Gennaro è un Autoritratto di Leonardo?”